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DEPRESSIONE POST PARTUM

La nascita di un figlio rappresenta un evento critico dalla portata emotiva notevole che comporta necessariamente la riorganizzazione degli equilibri sia familiari che individuali.

La gravidanza, il parto, il rientro a casa. 

Però, quanto è bello!

L’allattamento al seno o artificiale?

Il mio latte è sufficiente?

Lo devo tirare?

Come? 

Cresce abbastanza?

Chiediamo al pediatra!

Se non allatto al seno non sono una buona madre?

Compro la bilancia, lo peso prima e lo peso dopo.

E io?

Quando mangio?

Il primo cambio, quali pannolini scegliere, quanti pannolini ho cambiato oggi?

La cremina?

Quanta?

Quante volte?

Sente caldo, sente freddo, ha mal di pancia, dorme, non dorme, in che posizione deve dormire? 

E io? 

Quando dormo?

Ciuccio si o ciuccio no?  E la casa? Chi la pulisce? E i parenti, e gli amici, e i consigli, i 1000 consigli… lascialo piangere, coccolalo di più… Perché lo prendono in braccio? Sarà normale provare fastidio quando qualcuno mi chiede di prenderlo in braccio? Sarò esagerata?  Quando devo tornare a lavoro?

Che fatica…

Quando posso tornare a lavoro, come faccio ad allattarlo?

A chi lo lascio?

Fino a quando deve essere allattato? 

Questi cambiamenti possono stravolgere le neomamme e i neopapà per mille motivi:  la stanchezza, sentirsi sola, il desiderio di fare le cose in modo perfetto…la paura di non essere all’altezza…di fare le cose nel modo sbagliato…

...e se ti dicessi che non c'è un modo giusto e uno sbagliato di fare le cose ma solo quello che è più adatto a te e al tuo bambino?

 

A volte questi cambiamenti hanno un impatto  eccessivo e possono portare ad una compromissione nella percezione della propria personalità, dei rapporti con gli altri e anche a livello lavorativo. Una donna può non accorgersi che quello che sta sperimentando, questo sovraccarico, questa paura di non farcela potrebbe essere riconducibile a “qualcosa” che ha un nome: depressione post partum.

 

Quante donne in Italia soffrono di depressione post partum?
Secondo l’Istituto sanitario nazionale circa il 10-15% delle donne ogni anno soffre di depressione postpartum, vale a dire da 50.000 a 75.000. 
Sarebbero meno di 500 le donne colpite da psicosi puerperale. Solo in 2-4 volte l’anno si stima che si possa consumare un filicidio da parte di madri colpite da depressione grave o da psicosi, ma queste ultime stime sono approssimative.

 

Cosa scatta nella mente di una persona? Perché non prendiamo consapevolezza del nostro malessere? 

Spesso abbiamo la tendenza  a ripeterci che possiamo farcela da soli, che se ce l’hanno fatta le altre mamme, possiamo farcela anche noi. Subentra il timore di chiedere aiuto perché potrebbe essere visto come un segno di debolezza. Cosa penseranno di me se mi affido ad un professionista? Ma poi a chi posso affidarmi? Non conosco nessuno. Sono sola.

Ricordiamoci che spesso ci vengono descritti solo gli aspetti positivi di una gravidanza e della maternità e ci sorprendiamo quando ci infastidiamo perché è difficile allacciarsi le scarpe col pancione o ci colpevolizziamo quando perdiamo la pazienza perché la bimba o il bimbo piange. Questi vissuti sono consueti…ma quali non lo sono? E quando dovrei chiedere aiuto?

 

Ti senti spesso stanca senza una apparente ragione

Ti senti spesso nervosa e sembra non esserci un modo per tranquillizzarti

Ti senti spesso in colpa

Pensi di non essere una brava mamma

Hai perso la voglia di sorridere

Hai paura di non essere all’altezza

Ti senti inutile

Piangi spesso e sei inconsolabile

Hai pensato di farti del male

 

Se questo quadro, ti sembra familiare, potresti chiedere un consulto ad un professionista. L’attivazione di una rete di servizi e di professionisti è sempre fondamentale, soprattutto in questi casi: ginecologo, pediatra, medico di famiglia, psicologo, psicoterapeuta, psichiatra, ostetrici, infermieri.

Un professionista saprà “guidarti” nella scelta degli strumenti più funzionali alla tua persona e alla tua situazione senza sostituirsi a te.

La depressione post-partum è una forma di depressione non psicotica che si può manifestare subito dopo il parto e che può incidere negativamente sulla salute e sul funzionamento quotidiano delle neomamme. Può comportare una serie compromissioni del funzionamento sociale e personale delle donne che ne soffrono nonché ripercussioni sul partner (Roberts et al., 2006) e sull’interazione madre-bambino (McMahon et al., 2006). È associata ad un deterioramento della qualità di vita familiare (Da Costa et al., 2006) e dello sviluppo emozionale (Goodman et al., 2011), intellettuale (Sharp et al., 1995) e cognitivo del bambino (Grace et al., 2003).

I sintomi depressivi iniziano dalle quattro alle sei settimane dopo il parto e continuano per almeno due settimane Questa forma depressiva può compromettere l’attaccamento madre-bambino, esercitando un’influenza negativa sul rapporto coniugale e sulla serenità familiare. La depressione post-partum viene spesso confusa con una condizione fisiologica, denominata maternity blues o Baby Blues e con una condizione psicopatologica grave, denominata psicosi post-partum. Nella maggioranza dei casi l’episodio di DPP ha una durata di 3-6 mesi ma nel 25-30% dei casi persiste ad un 1 anno di distanza dall’esordio. La neomamma può sperimentare disturbi del sonno, perdita di peso oppure diminuzione o aumento dell’appetito, labilità emotiva, irritabilità, insonnia, rallentamento o agitazione psicomotoria, disorientamento o confusione paura di fare del male al bambino, forte stato di ansia nei confronti del figlio, tristezza, pianto eccessivo, senso di valere poco, senso di colpa eccessivo, mancanza di speranza, difficoltà di concentrazione e di memoria, mancanza di energia, perdita di piacere e interesse nelle attività, pensieri ricorrenti che non vale la pena di vivere o pensieri di morte e di suicidio (Patel et al., 2012).

 

I Fattori di rischio di ordine ostetrico maggiormente riscontrati possono essere una condizione medica patologica del neonato (Raisanen et al., 2013), o nati prematuramente (Raisanen et al., 2013). Gravidanze non pianificate (Yagmur & Ulukoca, 2010), o desiderate (Csatordai et al., 2007), precedenti aborti spontanei (Yagmur & Ulukoca, 2010), problemi durante la gravidanza (Agoub et al., 2005) difficoltà durante l’allattamento (Zubaran & Foresti, 2013)

 

A livello sociale possono incidere la mancanza di supporto, avere un marito disoccupato (Yagmur & Ulukoca, 2010), essere vittime di violenza domestica (Ahmed et al., 2012), essere insoddisfatte per le proprie condizioni di vita (Demirchyan et al., 2014), conflitti coniugali, la giovane età delle neomamme (mamme adolescenti)

 

Per quanto riguarda i fattori di rischio psicologico si osservano il timore delle nuove responsabilità e il sentirsi impreparata, ansia e depressione durante la gravidanza (Gaillard et al., 2014; McGrath et al., 2008), precedenti malattie psichiatriche (Raisanen et al., 2014), problemi di relazione con il partner (Escriba-Aguir & Artazcoz, 2011), eventi stressanti (Escriba-Aguir & Artazcoz, 2011; Boyce & Hickey, 2005), eccessivo stress derivante dall’accudimento del bambino (Leung et al., 2005).

 

I Fattori di protezione principali possono essere sia risorse interne che esterne. Le caratteristiche della madre sono di fondamentale importanza:  fiducia in sé stessa e nelle proprie capacità, apertura mentale, determinazione, ottimismo, sense of humor, coraggio, intuito, sensibilità, senso di responsabilità, fiducia, flessibilià, problem solving.

Mentre tra le risorse esterne troviamo 

  • Familiari o personale domestico che possano aiutare anche semplicemente nelle pulizie di casa

  • Partner e amicizie che possono prendersi cura nel momento del bisogno;

  • Professionisti a cui rivolgersi per chiedere un parere;

  • Gruppi di sostegno, colleghi di lavoro, anche un vicino di casa premuroso può diventare una risorsa;

  • Attività di svago

MATERNITY BLUES o BABY BLUES

Il maternity blues (o Baby Blues) è un’alterazione dell’umore lieve molto diffuso che non implica conseguenze psicologiche a lungo termine dovuta principalmente al cambiamento ormonale nelle ore successive al parto e alla spossatezza fisica e mentale del travaglio e del parto e in genere ha una remissione completa e spontanea. Insorge entro le prime due settimane dopo il parto ed è considerata una condizione fisiologica, molto frequente, Viene generalmente riferita da una percentuale di donne che va dal 50 all’80%. I sintomi lamentati dalle mamme che soffrono di maternity blues sono per lo più ansia, labilità emotiva con pianti frequenti e ipersensibilità, stanchezza, irritabilità, vuoti di memoria, tristezza e confusione.

DISTURBO POST TRAUMATICO POST PARTUM

Disturbo post traumatico post partum  o post natale i sintomi sono simili a quelli del PTSD (Disturbo Post Traumatico da Stress) ma hanno a che vedere con una esperienza traumatica che si è verificata durante il parto (complicazioni parti difficili e dolorosi) ed insorgono poco dopo la nascita del bambino: persistente riattuazione dell’evento traumatico attraverso pensieri intrusivi, incubi, flashback, evitamento di tutto ciò che riguarda l’evento traumatico, disturbi del sonno, disturbi della concentrazione e della memoria, ipervigilanza, irritabilità e rabbia.

PSICOSI PUERPERALE

La psicosi puerperale o post-partum Ha una prevalenza dello 0.1-0.2% ed è una condizione psicopatologica seria caratterizzata da confusione, agitazione, insonnia, deliri e allucinazioni per i quali è opportuno rivolgersi immediatamente allo psichiatra in quanto potrebbe mettere a repentaglio la salute o la vita della mamma e del neonato con rischio di suicidio e/o d’infanticidio (Cohen et al., 2010). Può insorgere entro le prime due settimane dal parto ed è più frequente nelle primipare di età inferiore o uguale a 35 anni (Cohen et al., 2010).

 I rischi di questa condizione possono essere:

Problemi di regolazione alimentare

Problemi di incremento ponderale

Scarsa attenzione verso il bambino

Utilizzo di alcool e sostanze

Suicidio

BIBLIOGRAFIA

  • Agoub M, Moussaoui D, Battas O. (2005), Prevalence of postpartum depression in a Moroccan sample. Arch Womens Ment Health, 8, 37-43.

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  • Zubaran C, Foresti K. (2013), The correlation between breast feeding self-efficacy and maternal postpartum depression in southern Brazil. Sex Reprod Health 4, 9-15

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